La semina è un investimento…

Quand’è che ha avuto inizio tutto? Uno, due anni fa? O forse di più, solo che non ne eravamo ancora consci…. Quand’è che qualcuno ha iniziato a parlare di crisi? Economica, lavorativa… CRISI!! Che parola grossa pensavamo, mentre le università sfornavano giovani che non avrebbero mai conosciuto un lavoro adeguato alle loro aspettative (e spesso non avrebbero nemmeno conosciuto un lavoro), mentre l’Italia veniva declassata, aumentavano i licenziamenti, la disoccupazione cresceva vertiginosamente e i già poveri divenivano nullatenenti. Mentre la gente “muore di lavoro”: per averlo perso, per non averlo mai avuto, per averlo scelto pur sapendone i rischi.

Quand’è che ha avuto inizio per tanti? Quando ci si è resi conto che non basta più l’esser carichi di iniziative, esplosivi di idee, freschi di informazioni, straripanti di proposte…?? Quando, privi di un centesimo, ma energici a caccia di confronti, spazi e, possibilmente, contratti, abbiamo iniziato a confrontarci con la dura realtà: persone costrette a fare supplenze nelle scuole per guadagnare qualche punto in graduatoria; persone plurilaureate, con esperienze di lavoro all’estero, del tutto ignorate in Italia; dottorandi, specializzandi, laureandi, con pubblicazioni di notevole importanza firmate dai “baroni” dell’università; coetanei e ultratrentenni che nel tempo erano riusciti a rimediare solo lavoretti mensili, precari, in nero, sottopagati.

È difficile spiegare a chi in qualche modo un lavoro lo ha sempre avuto, duro tra fango e terra, o in poltrona al caldo e all’asciutto, cosa vuol dire aver investito anni della propria vita negli studi per trovarsi ad inventare le proprie giornate, con in mano un taccuino ed una scaletta ad hoc delle varie attività ed opportunità, legate alla ricerca dell’occupazione proficua del tempo (il lavoro per intenderci) e tutta la frustrazione che spesso comporta. Si aggiunga a questo un umano senso di colpa, ingiustificato ma crescente, che nasce di pari passo con l’esigenza di trovare in se stessi la fiducia e la conferma delle proprie capacità: una ricerca estenuante che arriva alle soglie della perdita dell’identità, surclassata da un senso di inadeguatezza che disperde le energie e riempie il cervello di bambagia.

Ma lo spirito di sopravvivenza non ti molla. Ci si dà da fare, elaborando progetti da sottoporre alle istituzioni, con la prospettiva di ottenere almeno un piccolo aiuto per realizzarli: una grande illusione. Assurdo sentirsi dire che i soldi ci sono, che c’è chi è disposto a finanziare e spendere per prestazioni necessarie e importanti alle soglie del 2015. Peccato che per affrontare qualunque strada si debba investire inizialmente con denaro proprio (quale??), che per realizzare qualcosa di fattibile servono centinaia, migliaia di euro, col rischio di indebitarsi più di quanto non lo si è già senza riuscire a decollare.

E tutti (quelli che non sanno cosa significhi avere il portafogli vuoto) dicono: il rimedio alla disoccupazione è diventare imprenditori, è iniziare dal poco (ma se non c’è nemmeno quello?), è chieder poco (che tradotto significa elemosinare, svendersi, a costo di offrire il peggio, di vendere aria a chi non ha nemmeno quella), è cercare una ricetta nuova. Chi lo dice, si mette a posto la coscienza e una mano nelle tasche di chi il problema lo vive su pelle, a volte addirittura scagliandosi contro chi, certi discorsi, proprio non può farli… Giudicando, addirittura… Giudicando….

Siamo stanchi di sentirci in colpa per non avere un lavoro stabile, o non averlo per niente, un lavoro che sarebbe il nostro diritto (oltre che un dovere). Siamo stanchi di spendere miliardi in formazione quando ormai non abbiamo più bisogno di essere formati (in tutti i sensi), ma di guadagnarci il pane.

Siamo stanchi dei deficienti che sentenziano, e di chi pensa di poter sentenziare quando può cullarsi degli introiti da genitori e parenti (perché mal che vada ci son loro… Peccato che non sia possibile per tutti). Siamo stanchi di chi si fa i conti in tasca degli altri, facendosi offerente di lavoro e salvatore della patria… Ma chi vi credete di essere… voi che osate chiedere: “TU CHI SEI??”, voi che vi vendete per poco e pensate di aver dato molto?? Voi che avete solo PRESO, e continuate a sfruttare?

Siamo stanchi di continuare a lavorare gratis presso aziende, ministeri, biblioteche, università… Una gavetta interminabile senza via di uscita, senza salita. Siamo stanchi di vedere assunti i noti, di sentirci chiamare “mammoni”, quando non abbiamo la possibilità di scegliere se uscire di casa o no: è tutto un bluff, un chiuderci la bocca e un annebbiare le menti per non farle pensare in modo serio alla cultura del lavoro.

Un appello a chi ancora crede nei valori della vita, a chi desidera continuare ad essere onesto, a chi conosce il suo immenso valore, a chi offre qualità e non quantità, a chi lavora per vivere e non per giocare, a chi conosce le proprie responsabilità e le afferra con dignità:

Tempi Moderni

NON FATEVI IMBROGLIARE DA FALSE PROMESSE, NON VENDETEVI AL PRIMO OFFERENTE, NON LASCIATEVI STORDIRE, SIATE LUCIDI PER POTERVI SEMPRE MUOVERE SENZA DOVER RINGRAZIARE NESSUNO… ARMATEVI DI VOCE ALTA, ALTISSIMA… FATE SENTIRE CHE CI SIETE, FATEVI VALERE!!! SEMINATE, SEMINATE CON AMORE… Solo la buona semina è un VERO investimento!

13-06-2013

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